Colui che farà ricorso a un veleno per pensare,
ben presto non potrà più pensare senza veleno
Baudelaire

Che cos’ è una dipendenza?
Siamo tutti dipendenti da qualcosa, sigarette, cioccolata, smartphone, alcol, shopping, superenalotto, droga, vecchi amori… Ma quanto veramente sappiamo del mondo delle dipendenze? Cosa si nasconde dietro una dipendenza? Quali sono i risvolti psicologici? Ma soprattutto si può “guarire” da una dipendenza?
Certamente ne va prima chiarito il significato, ovvero la dipendenza altro non è che l’incapacità di un soggetto di fare a meno di una persona o sostanza, creando così evidenti alterazioni nelle proprie abitudini e comportamenti.
Con questo articolo proviamo ad approfondire una delle tante facce della dipendenza: la tossicodipendenza.
Con il termine “tossicodipendenza” l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce una
“malattia ad andamento cronico e recidivante che spinge l’individuo, in maniera coatta, ad assumere sostanze a dosi crescenti o costanti per avere temporanei effetti benefici soggettivi, la cui persistenza è indissolubilmente legata alla continua assunzione della sostanza”.
Excursus
Certi di non riuscire a raccontare in un solo articolo tutta la storia delle sostanze, proviamo a fare comunque una sintesi, a partire dagli anni ’60, delle principali tappe.
Negli anni sessanta gli ex figli dei fiori, ma anche i reduci dalla guerra in Vietman, delusi dal fallimento dei movimenti rivoluzionari i primi, e traumatizzati dai teatri di guerra i secondi, incontrano l’eroina. Sono anni difficili, intere generazioni falciate da overdose e HIV. (Di Giannantonio M., Girardi P. 2016)
Ma se da un lato crescono e si diffondono i primi servizi di assistenza gratuita per eroinomani, parallelamente anche il mercato dei narcotrafficanti si rinnova, e assistiamo così ad una nuova ondata di sostanze.
Si diffonde la cocaina, che si impone a partire dagli anni ’70, e ancora a seguire le smart drugs a base di anfetamine, l’MDMA e il crack; si sperimentano così nuovi mix di sostanze, accompagnati da alcol alla ricerca smoderata dello sballo.
Dagli anni 2000 torna il consumo massiccio di cocaina ma anche eroina, e ancora i giovani scoprono la ketamina, e i vari mix tra sostanze chimiche (compresi farmaci generici e psicofarmaci) e alcool. Si va consolidando cosi il policonsumo (utilizzo combinato di due o più sostanze in un breve lasso di tempo) tuttora persistente. (Di Giannantonio M., Girardi P. 2016)

Le fasi della tossicodipendenza
- Consumo: uso di quantità ridotte della sostanza, che non comporta sintomi fisici come tolleranza o astinenza, né ha ripercussioni sulla sfera sociale.
- Abuso: la modalità d’uso diventa patologica, nonostante è presente nel consumatore la consapevolezza di avere un problema che può essere di natura fisica, psichica e/o sociale, e che esso possa essere causato o rimarcato dall’abuso della sostanza.
- Dipendenza: la modalità d’uso si stabilizza come patologica e il consumatore non ha più il controllo sulla sostanza, nonostante le manifestazioni negative.
- Craving: è il desiderio improvviso e incontrollato del consumatore di assumere la sostanza da cui si è dipendenti. Psicologicamente rappresenta un impulso ad agire, il consumatore perde le sue capacità di controllo; viene investita una grande quantità di tempo nella ricerca della sostanza, che può portare anche all’interruzione di altre attività importanti, come lavoro e vicinanza ai propri affetti.
- Dipendenza fisica: Le sostanze se assunte per un lungo periodo hanno la capacità di alterare i processi cerebrali. Il corpo così si adatta alla presenza della sostanza, non riesce a farne a meno, e nel caso in cui il consumo non è possibile si verificano le crisi di astinenza che causano importanti disturbi fisici con ricadute anche psicologiche.
- Dipendenza psichica: sensazione di non poter più vivere senza la sostanza; il consumatore ha l’impulso incontrollabile di assumere la sostanza.
- Tolleranza: come detto precedentemente, il corpo si adatta alla sostanza, dunque il consumatore ha bisogno di aumentarne le dosi per poter garantire gli effetti ricercati. (Lucchini A. 2014)
Aspetti psicologici
Vi sono tre aspetti strettamente psicologici collegati all’abuso di sostanze.
- Ossessività: la persona è assorbita da pensieri e immagini continui riguardanti la dipendenza o ha continue ideazioni relative alla stessa (per es. è assorbito nel rivivere esperienze passate o nel fantasticare e/o programmare le esperienze di dipendenza future). Questi pensieri e le immagini prodotte dalla mente sono intrusivi, provocano tensione ed eccitazione inappropriata, causando anche ansia o disagio marcati.
- Impulsività: ansia, insonnia, irritabilità, irrequietezza, agitazione, sono i vari stati che il tossicodipendente prova quando non può consumare la sostanza; c’è, inoltre, la perdita di controllo dei propri impulsi.
- Compulsione: per compulsione si intende la messa in atto di comportamenti di consumo ripetitivi che il soggetto non riesce a controllare e sente il bisogno di metterli in atto anche quando è consapevole dei possibili risvolti negativi. Questo avviene perché la messa in atto di comportamenti di dipendenza allevia le crisi di astinenza e l’instabilità emotiva. (https://www.centromoses.it/psicologia-clinica/disagi-trattati/dipendenze/dipendenza-da-sostanze/)

A me gli psicologi stanno cercando
di levarmi il vizio della cocaina,
non quello di vivere
Diego Armando Maradona
Cosa fare per disintossicarsi
La disintossicazione e dunque la perdita della dipendenza da sostanze è un percorso lungo, difficile e fatto di ricadute. È necessario, una volta decisi a iniziare un percorso di disintossicazione, non essere soli.
È ormai assodato come di per sé la terapia farmacologica non basti; sono importanti due grandi fattori, ovvero una forte motivazione personale e un valido supporto psicologico. È importante, altresì, affidarsi a centri specializzati con approccio multidisciplinare, come Sert, comunità di recupero e centri di prevenzione.
Non si vuole demonizzare metadone ed altri farmaci/psicofarmaci, il cui supporto in certe terapie rimane necessario, ma purtroppo da soli non bastano. Bisogna portare avanti un lavoro di equipe, e tener conto anche della sfera psicologica, sociale e lavorativa.

Cosa può fare la psicologia
I trattamenti psicoterapeutici possono essere di tipo individuale, familiare e di gruppo. Nella psicoterapia possono e devono essere affrontati tutti gli aspetti della vita del paziente, così da capire, tassello dopo tassello, se e quali possono essere stati gli eventi della vita che hanno contribuito all’avvicinamento e alla dipendenza dalla sostanza.
- Psicoterapia individuale: tecniche derivanti dai vari orientamenti, dall’approccio psicodinamico al cognitivo comportamentale, si sono adattate al trattamento della dipendenza. Non esiste infatti un indirizzo principe quando si parla di dipendenza, ogni singolo individuo può portare avanti il proprio percorso in base al proprio vissuto, trauma, risorse da mettere in gioco ecc.
- Terapia familiare: in un percorso cosi delicato, avere come alleati i propri affetti certamente risulta un valore aggiunto. Basti pensare a come lo stigma da tossicodipendente nella società attuale ha ricadute anche sulla famiglia. Questa terapia permette, inoltre, di affrontare i modelli di comunicazione all’interno delle famiglie, il tipo di relazioni, legami e conflitti.
- Psicoterapia di gruppo: probabilmente la più conosciuta nel trattamento delle dipendenze. Il gruppo ha il valore di saper mettere a confronto i vari vissuti, dà forza e al tempo stesso permette di prendere maggiore consapevolezza della propria storia e del proprio carattere. Inoltre, funge da contenitore dei propri stati d’animo durante questo importante percorso di cambiamento. (https://www.consultorioantera.it/approfondimenti/dipendenze/tossicodipendenza-psicologia-psicoterapia.html)
Sintesi dei servizi territoriali di supporto
Su tutto il territorio italiano sono presenti servizi pubblici e privati che permettono di intraprendere un percorso di disintossicazione.
- SerT (Servizi pubblici per le Tossicodipendenze): Lavoro d’equipe costituito da medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali ed educatori. Gli interventi sono volti alla prevenzione, riduzione del danno e riabilitazione del soggetto. L’accesso è gratuito.
- CeIS (Centro Italiano di Solidarietà): opera nel campo del disagio in ogni sua forma, abbracciando la tesi che la dipendenza sia solo un sintomo di un disagio più complesso e generalizzato. L’approccio è quello del lavoro di comunità. Gruppi di auto mutuo aiuto, superamento schema medico-paziente, attività volte a potenziare le capacità degli utenti.
- Comunità Terapeutiche: le Comunità Terapeutiche per tossicodipendenti permettono di effettuare programmi terapeutici individualizzati cosi come individualizzata sarà la durata del percorso. (https://www.consultorioantera.it/approfondimenti/dipendenze/tossicodipendenza-psicologia-psicoterapia.html)
Le strutture possono essere residenziali o semi-residenziali, e l’accesso può avvenire tramite assistenza sanitaria pubblica o privata.
In caso di assistenza pubblica la scelta viene concordata con gli operatori del Sert di riferimento. Chi sceglie di affrontare questo percorso deve essere informato circa metodologia, durata e programma da seguire, in modo da poter anche maturare maggiore consapevolezza della propria scelta.
Se ci pensi scopri che
Nobraino
ti droghi pure te
Teresa Porta
Bibliografia
Di Giannantonio M., Girardi P. (2016) Psicopatologia delle dipendenze. Collana di psichiatria diretta da Paolo Girardi, Pacini editore medicina
Lucchini A. (2014) Società Consumi Dipendenze. Principi contesti servizi, Clinica delle dipendenze e dei comportamenti di abuso/Testi, FrancoAngeli
Sitografia
https://www.who.int/peh-emf/publications/italy_dis/en/
Tossicodipendenza:fasi e caratteristiche dei percorsi di cura
https://www.centromoses.it/psicologia-clinica/disagi-trattati/dipendenze/dipendenza-da-sostanze/