Cosa significa Role-Playing? Spesso capita di sentirne parlare, magari senza riuscire ad immaginare di cosa si tratti esattamente. Le curiosità possono essere varie, per questo motivo viene qui proposta una descrizione generale affiancata ad esempi di utilizzo in diversi contesti di lavoro. Forse potremmo ammettere che esiste un facile paragone tra Role-Playing e teatro, non dimenticando però le nette differenze che riguardano sia svolgimento che obiettivi per cui queste attività sono state ideate! Il teatro, come sappiamo, è intrinsecamente connesso al prezioso e antichissimo valore dell’arte; il Role-Playing invece potremmo associarlo all’ambito formativo e/o lavorativo.
In linea generale, dopo aver conosciuto questa pratica, attraverso lo studio e l’osservazione nel contesto del tirocinio, nasce spontanea una considerazione personale: l’arte teatrale, evolvendosi dalle forme più antiche fino ai giorni nostri, ha permesso la pensabilità del Role-Playing e la sua applicabilità attuale dal lavoro in salute mentale fino alla didattica, passando per l’ambito manageriale, ecc.
“Il role playing consiste nella drammatizzazione parlata, agita e partecipata di situazioni comunicative e relazionali che si possono sperimentare nella realtà, con un risalto sull’aspetto del ruolo. L’apprendente-attore infatti non viene chiamato ad essere sé stesso ma viene invitato ad interpretare un personaggio, un alter, una figura che risentirà della personalità dell’<<attore>> ma non si identificherà totalmente con esso.”
(Alessio, 2013, p.472. Universidad Técnica Nacional Costa Rica).
Caratteristiche generali
Il “Role-Playing” o “gioco di ruolo” è una tecnica oggi molto utilizzata negli ambienti lavorativi e/o formativi, la cui origine specifica è associata allo psicodramma: metodologia di stampo psicoanalitico ideata dallo psichiatra J. L. Moreno negli anni ’20. La sostanziale differenza tra Role-Playing e psicodramma si riferisce alla valenza terapeutica che solo nel secondo caso esiste. L’analisi di vissuti complessi e spesso traumatici, col fine di avere effetti nel vissuto quotidiano dei pazienti, non deve essere confusa con il lavoro del Role-Playing, che si lega unicamente ad obiettivi formativi. Si tratta di una pratica che consente di simulare situazioni circoscritte a discussioni ed incomprensioni tra colleghi, studenti, tra medico e paziente, tra datore di lavoro e dipendenti, ecc.
Centrale è la messa in scena di una data situazione, col fine di comprenderla più a fondo e di trovare nuove modalità per affrontarla. Viene scelto un ruolo da interpretare per alcuni/e partecipanti, altri/e invece assumono il compito di osservare. Durante il “gioco” verranno analizzate tutte le figure rappresentate, dando la possibilità di riflettere sui temi emersi in fase finale. E’ un tipo di attività fortemente orientata a stimolare nuove consapevolezze: si osservano ruoli altrui mettendosi in gioco in prima persona, si valutano aspetti comportamentali importanti in un’ottica nuova, si sperimentano sensazioni ed emozioni rimaste in silenzio prima d’allora (De Michele, 2010; Ghianda et al. 2012).
Tutti i ruoli, sia attori e attrici che osservatori e osservatrici, devono essere intesi come attivi ed impegnati durante la messa in scena. Occorre sottolineare anche l’importanza della libera interpretazione: risulterà fondamentale sentirsi a proprio agio, così da regalare massima spontaneità. Ovviamente, esiste sempre una persona ben preparata per la conduzione della situazione, che sarà pronta a spiegare lo svolgimento delle diverse fasi e a creare un clima gradevole ed accogliente per tutti. E’ quindi un punto di riferimento che ha chiaramente inteso anche la differenza con lo psicodramma, per non correre il rischio di tendere verso obiettivi non appartenenti al Role-Playing.
La conclusione sarà poi dedicata al confronto tra le varie riflessioni emerse, potenzialmente decisive per ottenere nuove consapevolezze relazionali. Ogni partecipante ha quindi la possibilità di scoprire motivazioni diverse legate a comportamenti altrui difficili da comprendere in prima battuta, costruendo possibilità comunicative molto più efficaci (Ibidem).
Fasi del Role-Playing
Come potremmo dedurre da quanto detto fin ora, l’esercizio di Role-Playing prevede una chiara divisione in fasi, ognuna delle quali denominata in modo specifico:
- Warming Up: in questi momenti si tenta di creare il clima più adatto per avviare la messa in scena, per far sì che ogni partecipante si senta a proprio agio;
- Azione: qui si entra nel vivo del gioco di ruoli. Gli attori e le attrici cominciano a relazionarsi, chi conduce osserva e può riorientare, gli osservatori e le osservatrici sono attivamente concentrati sulle dinamiche messe in atto;
- Cooling Off: ci si avvia alla fase finale, tentando di uscire dal ruolo assunto fino a poco prima, ricostruendo un clima adatto al confronto e ai feedback che verranno ricevuti;
- Analisi: parte finale, imprescindibile per comprendere quanto avvenuto. Attraverso l’analisi e l’ascolto attento degli altri, tutti i partecipanti possono accedere alle motivazioni che hanno spinto determinati comportamenti o azioni. In tal modo, nasce la possibilità di creare modalità relazionali più assertive, che aiutano ad allontanarsi da rischiosi fraintendimenti, frequenti tra colleghi (Ibidem).
Esempi applicativi di Role-Playing
Non è difficile trovare nella letteratura scientifica esempi di progetti e modalità lavorative in cui viene utilizzato il Role-Playing. Qui di seguito sono state riportate due esperienze con finalità formative diverse: una applicata all’ambito scolastico, l’altra alla promozione e prevenzione della salute.
- “Il Role-Playing, un complesso di tecniche di spicco nella didattica dell’Italiano come lingua straniera”. (Universidad Tecnica Nacional Costa Rica). Anche chi si occupa di didattica scolastica può servirsi di esercizi di Role-Playing. Molti sono gli esempi che lo dimostrano, come il caso qui riportato, legato ad uno studio dell’Università Tecnica Nazionale della Costa Rica, sull’insegnamento dell’italiano come lingua straniera. L’apprendimento di un idioma è un processo che, se reso maggiormente interattivo, può garantire effetti migliori, più efficaci e a breve termine, specie se parliamo di un target di età giovane. “Parlare una lingua straniera, così come guidare un’automobile, significa sapersi muovere nella sua dimensione operativa (dimensione sociale, pragmatica e culturale) più che limitarsi a conoscere le regole del codice.” (Alessio, 2013, p.476). A partire da queste considerazioni, possiamo comprendere quanto sia attinente il Role-Playing: gli alunni e le alunne diventano gli attori e le attrici che mettono in scena varie situazioni, guidati da insegnanti ben formate. Queste, sono considerate responsabili del loro percorso di apprendimento e diventano anche conduttrici, col compito di strutturare almeno in parte i ruoli da rappresentare. Nuove modalità relazionali possono essere attivate grazie alla simulazione, ed interagendo vengono acquisite competenze diverse rispetto a quelle garantite dalla classica lezione docente-alunno. È stato riscontrato che il maggior apprendimento ottenuto da ragazzi e ragazze sia dovuto proprio alla relazione giocosa e all’inevitabile collaborazione tra attori ed attrici. Il parlare quella nuova lingua si delinea come unico strumento per tenere in piedi il gioco: una modalità efficace, attraverso cui si comunica e allo stesso tempo si potenziano competenze linguistiche (Alessio, 2013).
- “So dire di sì, so dire di no. Modulo di promozione alla salute promosso dal Dipartimento Dipendenze nell’ambito della scuola primaria. Attività rivolte agli alunni per stimolare lo sviluppo delle life skills.” Questo il titolo di un progetto proposto dall’ASL della provincia di Sondrio, nello specifico dal Dipartimento di Dipendenze, per promuovere lo sviluppo di life skills (Sinapsyche spiega cosa sono le life skills in un articolo) ed evitare di imbattersi in comportamenti rischiosi legati all’uso e/o abuso di sostanze. Si parla quindi di prevenzione psicologica e promozione della salute, delle quali offriamo un articolo in archivio. In questo lavoro, vengono descritte possibili attività da attivare nelle scuole, con esempi efficaci e pratici. Il focus è posto sullo sviluppo di competenze legate al saper scegliere e comprendere quali azioni compiere o meno, valutandone i rischi in maniera critica. In un panorama simile, il Role-Playing diventa strumento adattabile all’attività da proporre nelle classi. Utilizziamo come esempio calzante uno degli esercizi di questo progetto, definito “Accendi la lampadina”: l’obiettivo centrale era far conoscere ed analizzare un problema agli alunni/e, stimolandoli/e ad ipotizzare possibili soluzioni attivabili. Una delle modalità di lavoro utilizzate prevedeva, in fase iniziale, la narrazione di un racconto legato ad un particolare conflitto; seguiva poi la proposta di immaginare azioni che potessero risolverlo. La messa in scena doveva essere legata al problema appena raccontato: i ruoli, svolti sia da insegnanti che da alunni/e, riuscivano a far vivere personalmente i conflitti e le relative soluzioni ipotizzate. La fase finale era, poi, dedicata alla discussione delle idee risolutive immaginate: alunni ed alunne venivano motivati a concentrarsi sulla maggiore efficacia di alcune delle loro proposte (Dipartimento Dipendenze ASL Sondrio. Bonetti et al. 2008)
Greta Bonfigli
Psicologa iscritta all’Albo degli psicologi della Regione Marche.
Formazione all’esercizio della psicoterapia presso la scuola COIRAG
Bibliografia
Alessio A.M. (2013), Il Role-Playing, un complesso di tecniche di spicco nella didattica dell’italiano come lingua straniera. Revista de lenguas modernas, n. 19, 469-477.
Bonetti S., Bovo P., Ponticelli T., Salinetti V., Sosio C., Taloni L., Vinci N. (2008), “So dire di sì, so dire di no.” Modulo di promozione alla salute promosso dal Dipartimento Dipendenze nell’ambito della scuola primaria. Attività rivolte agli alunni per stimolare lo sviluppo delle life skills. Asl della provincia di Sondrio, Dipartimento Dipendenze. Regione Lombardia.
De Michele V. (2010), Il role playing formativo. Dalle origini teoriche alle teorie della tecnica. Fondazione Guglielmo Gulotta di Psicologia Forense e della Comunicazione, 4-24.
Ghianda L., Gangale M., Levrini L. (2012), Educazione al dialogo nella professione dell’Igienista Dentale: utilizzo del Role Playing quale metodo di apprendimento. Rivista italiana di igiene dentale, Mag-Ago, 8, n.2, 73-77.
Lemoine G. e P. (1977), Lo psicodramma. Moreno riletto alla luce di Freud e Lacan. Tipolito, Milano.
Sitografia
https://granellidipsicologia.com/2013/06/09/cose-il-role-playing/