Avete mai pensato a cosa accadrebbe se all’improvviso tutti avessero il potere di diventare invisibili? In quanti altri modi potreste usare le chiavi della vostra macchina oltre che per aprirla? Riuscireste con quelle chiavi ad aprire una bottiglia di birra? Queste ed altre domande vengono usate nei test formulati appositamente per valutare il pensiero divergente, come nel Test delle conseguenze e nel Test degli usi insoliti, chiedendo rispettivamente di pensare a tutte le possibili conseguenze che vengono in mente in seguito ad un drastico cambiamento a livello globale oppure a tutti i possibili usi che si potrebbero fare di un oggetto (Coon, D. e Mitterer, J. O., 2011).
Con “pensiero divergente” intendiamo quel modo di pensare che si allontana dagli schemi consueti e dalle convenzioni condivise, quella bellissima capacità che potremmo far rientrare nel concetto di creatività – anche se il pensiero divergente non è l’unica dimensione del pensiero creativo. Ovviamente in questo tipo di test non ci sono risposte corrette né risposte sbagliate, si distingue piuttosto tra risposte più originali ed altre, invece, più comuni. La differenza sta proprio nella capacità di allontanarsi da ciò che già si conosce per tirare fuori qualcosa di nuovo e finora sconosciuto. Tra le caratteristiche del pensiero creativo potremmo individuare ad esempio la fluidità, cioè la quantità di idee che vengono proposte, la flessibilità e, sicuramente, l’originalità, ovvero quanto certe soluzioni sono nuove o insolite (Coon, D. e Mitterer, J. O., 2011). Se vi state chiedendo se ci sia una correlazione tra creatività e QI, ebbene sembrerebbe di no (Preckle, Holling, Wiese, 2006).
Oltre al pensierio divergente vi sono altri aspetti che possono entrar a far parte del concetto di creatività, secondo alcuni ad esempio, un’invenzione, perché si possa ritenere creativa, dovrebbe essere, oltre che originale ed insolita, anche sensata, cioè praticabile (Runco, 2003). Chiaramente, quando si parla di invenzioni pensate per scopi pratici, l’attenzione può focalizzarsi anche nell’uso pratico di certe soluzioni, eppure riteniamo estremamente creative molte persone, tra scrittori, pittori, musicisti, attori, scultori, artisti di strada che non producono nulla che sia praticamente utilizzabile ma la loro arte è, anzi, fine a se stessa, la loro opera creativa è un obiettivo in sé. Sebbene i creativi siano spesso ritratti come personalità strane o eccentriche, in realtà non c’è molto di vero in questo luogo comune – sempre con le dovute eccezioni – piuttosto, la personalità creativa sembrerebbe caratterizzarsi per un’ampia gamma di esperienze, di conoscenze e di interessi superiore alla media, il che faciliterebbe la combinazione originale di idee provenienti da fonti differenti, con la tendenza ad abbattere le barriere mentali, mettere in discussione le ipotesi ed essere aperti a nuove sensazioni ed esperienze allargando le proprie categorie mentali. Le persone creative, inoltre, sembrerebbe che abbiano un approccio anticonvenzionale al proprio lavoro, amando l’indipendenza e preferendo, in generale, la complessità e la ricerca di bellezza e verità piuttosto che di fama e successo.
Quali passaggi si susseguono nella mente del nostro “genio creativo”? Ovviamente quello che proponiamo è uno schema sintetico e non sempre il ragionamento si realizza in maniera così lineare, in generale però possiamo individuare una prima fase di orientamento, in cui viene individuato il problema, quindi una fase di raccolta delle informazioni a cui, spesso, segue un momento in cui tutte le soluzioni sembrano deludenti e poco praticabili, fino al magico momento di insight: una (o più) intuizione rapida, che nei cartoon sarebbe rappresentata da occhi che si sgranano ed una lampadina che si accende sopra la testa; infine si passa alla sua valutazione critica ed, eventualmente ad una correzione.
Per esemplificare questo processo può essere divertente rileggere la leggenda che coinvolge il tiranno di Siracusa Gerone ed il famoso matematico e filosofo Archimede: Gerone aveva chiesto ad un orafo locale di realizzare per lui una corona d’oro ma, sospettoso che questo avesse derubato parte dell’oro sostituendolo con dell’argento, chiese ad Archimede di scoprire se effettivamente fosse stato ingannato. Al principio Archimede iniziò a ragionare su come fosse possibile capire quali metalli fossero stati utilizzati senza però dover distruggere la corona, quindi passò in rassegna tutti i metodi conosciuti all’epoca, purtroppo senza trovare soluzioni adeguate. Un giorno, immergendosi nella vasca da bagno, capì di aver trovato la soluzione, ed esclamò “Eureka!” Archimede aveva intuito che metalli diversi dello stesso peso spostavano volumi diversi di acqua e così pose la stessa quantità d’oro che era stata data originariamente all’orafo, all’interno di un contenitore pieno d’acqua, segnò il livello e poi vi immerse la corona. Se fosse stata totalmente d’oro il livello sarebbe stato lo stesso ma, purtroppo, non fu così. Gerone era stato ingannato, chissà quale sarà stata la fine di quel furbetto di un orafo! (Coon, D. e Mitterer, J. O., 2011)
A questo punto vi starete chiedendo se, in qualche modo, sia possibile imparare ad essere creativi. Ebbene, sembrerebbe che alcune abilità, come il pensiero divergente, si possano effettivamente esercitare. Lo psicologo Mihalyi Csikszentmihalyi (1997) a questo proposito offre alcuni suggerimenti per chi voglia tentare questa forma di allenamento: “trovate ogni giorno qualcosa in grado di sorprendervi. Cercate di sorprendere almeno una persona ogni giorno. Se qualcosa accende il vostro interesse, approfonditela. Impegnatevi a fare bene le cose. Prendetevi il tempo per pensare e rilassarvi. Cominciate col dedicarvi di più a quello che amate veramente fare e meno a quello che non vi piace. Cercate di considerare un problema da quanti più punti di vista possibile.” A prescindere dalla loro efficacia in termini di risultati creativi, credo che siano comunque consigli molto preziosi che meritino di essere tenuti in considerazione.
Martina Mancinelli
Bibliografia
Coon, D., Mitterer, J. O. (2011). Psicologia Generale (pp.321-328). De Agostini Scuola SpA: Novara