LO PSICOLOGO NELLA SANITÀ PUBBLICA: MA QUANTE COSE FA?!

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Sarà capitato anche a voi di chiedervi: ma dove lavorano psicologi e psicologhe nella sanità pubblica? Cosa fanno? L’intento di questo articolo è proprio quello di provare a fare un po’ di chiarezza!

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.[1] 

Articolo 32, Costituzione Italiana

Come dichiara l’Articolo 32 della Costituzione italiana, la Salute è un diritto fondamentale. È l’unico caso questo, nella Costituzione, in cui si parla di “diritto fondamentale”, non meno importante del diritto alla vita o della libertà di pensiero. Riflettendoci, se lo Stato non si occupasse di salvaguardare le condizioni psico-fisiche dei suoi cittadini, non sarebbero neppure garantiti gli altri diritti: per esempio se non si gode di buona salute, non si è in grado di riunirsi, verrebbe meno la possibilità di affermare la propria opinione e ne risentirebbero a catena tutti i principi fondamentali e inviolabili, citati all’inizio della Carta Costituzionale.

Come ben sappiamo la salute non può prescindere dal benessere psicologico, oltre che da quello fisico, così, in occasione della settimana dedicata alla salute mentale, vogliamo ribadirlo! Abbiamo ritenuto indispensabile scrivere una sorta di guida ai servizi pubblici presenti sul territorio nazionale, ovvero tutti quei dipartimenti del sistema sanitario nazionale che si occupano di salute psicologica e sociale e che lavorano in modo coordinato con l’equipe medico-sanitaria. 

Il nostro obiettivo sarà quello di offrire una panoramica il più completa possibile, cercando anche di comunicare quanto sia necessario superare lo stigma sociale che ancora oggi aleggia intorno alla salute mentale. 

Ci focalizzeremo soprattutto sulla divisione di ruoli ed obiettivi tra Dipartimento di Salute Mentale, Consultorio familiare, Servizi per le dipendenze patologiche, Umee/Umea, Neuropsichiatria infantile e i vari reparti ospedalieri dove sono impiegati psicologi e psicologhe.

“Non c’è salute senza salute psicologica”

La salute psicologica sembra essere fra le più costose, pertanto difficilmente accessibile a chi non dispone di sufficienti risorse economiche. Un esempio perfetto è quello dei giovani, che rientrano ormai da tempo tra le fasce economicamente più svantaggiate. La disoccupazione giovanile è un fenomeno di cui si discute moltissimo ed è risaputo che in molti, specie quando dovrebbero essere formalmente usciti dal nido familiare, si trovano costretti a vivere sulle spalle dei propri genitori, perché un lavoro quantomeno stabile sembra essere assai difficile da trovare (vi capiamo perfettamente!).

In un precedente articolo abbiamo esplicato le modalità di accesso alle cure psicologiche. In questa sede invece, vorremmo far riferimento ai centri e ai servizi ad accesso pubblico presenti su tutto il territorio nazionale; è importante sottolineare però, che esistono differenze a livello regionale rispetto alle specifiche risorse disponibili. Pertanto, abbiamo cercato di descrivere l’offerta del Servizio Sanitario Nazionale soprattutto relativa alle regioni con cui abbiamo più familiarità.

Ecco un sommario delle domande più frequenti e alle quali tenteremo di rispondere nell’articolo, nella maniera più chiara possibile:

Se voglio rivolgermi ad uno psicologo, ma non ho abbastanza soldi per poter accedere ad una terapia o un supporto psicologico, a quale servizio posso rivolgermi?

È vero che le liste d’attesa sono estremamente lunghe?

È vero che le strutture pubbliche non sono efficaci quanto andare dallo psicologo o psicoterapeuta che lavora privatamente?

La risposta a quest’ultima domanda in realtà è già stata discussa da Giulia nello stesso articolo citato poc’anzi. Rispetto alle altre, vi chiediamo un attimo di pazienza: ci arriviamo tra poco…

Viene da sé che il periodo di emergenza che stiamo vivendo ha certamente scombussolato il normale accesso alle strutture e ai servizi, posticipando probabilmente anche le date disponibili per un colloquio, così come è avvenuto per qualsiasi visita specialistica. 

Lasciando da parte queste anomalie, cerchiamo dunque di capire insieme in quali servizi territoriali troviamo la figura dell* psicolog*, come richiedere una visita e quali specifiche mansioni svolge in ogni diverso impiego.

I SERVIZI

Dipartimento di Salute Mentale

Il Dipartimento di Salute Mentale, conosciuto spesso con la sigla “DSM”, presenta un’organizzazione molto complessa e strutturata, ed è uno di quei servizi dove è possibile rivolgersi a psicologhe e psicologi!

L’obiettivo generale che si persegue è la cura della salute mentale, tutelando e fornendo un’adeguata assistenza ad ogni specifica richiesta

Per far ciò, il dipartimento si dota di una equipe professionale diversificata, dove si inseriscono imprescindibilmente psicologi e psicologhe accanto a professionisti di psichiatria, assistenti sociali, infermieri ed infermiere, educatori ed educatrici professionali, ecc. Tutte figure impiegate nei vari servizi annessi al DSM, distinte tra strutture territoriali ed ospedaliere. 

A livello territoriale esistono il Centro di Salute Mentale, le Strutture Residenziali (Residenze Riabilitative e Terapeutico-Riabilitative) e Semiresidenziali (Centri Diurni), Comunità Protette, ecc. A livello ospedaliero troviamo invece il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) e il Day Hospital.

Con Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) intendiamo il reparto dove avvengono i ricoveri volontari o obbligati. Il lavoro al suo interno si divide tra colloqui individuali o familiari, tutela e gestione di ogni tipo di disagio psicologico che si presenta, diagnosi e terapia farmacologica. La mission principale dell’equipe rimane sempre quella di garantire un percorso individualizzato e attento per ogni paziente, favorendo il suo personale benessere e la sua autonomia. [2]

Centro di Salute Mentale

Il Centro di Salute Mentale o CSM fa parte dei servizi territoriali inerenti al già citato Dipartimento di Salute Mentale. Obiettivo primario del servizio è la cura della salute psicologica e quindi la promozione del benessere della vita di tutti. Particolare attenzione viene data alle patologie psichiatriche e quindi al disagio psichico ed emotivo. Al suo interno si collocano gli ambulatori e gli studi di assistenza psicologica.

Psicologi e psicologhe, psicoterapeuti e psicoterapeute, lavorando anche in equipe multidisciplinare, si impegnano per costruire percorsi al fine di raggiungere il benessere e le migliori condizioni di salute del singolo, delle famiglie o dei gruppi e arrivare a dei cambiamenti attraverso: colloqui psicologici, percorsi di psicoterapia singoli o in gruppi ben strutturati in base al caso, test psicologici, psicodiagnosi, attività di auto-mutuo-aiuto, ecc. Questi mirano ad individuare ogni bisogno che la persona porta con sé, inquadrandolo ed inserendolo in un percorso per raggiungere uno stato di benessere psicologico migliore. Fondamentale risulta la collaborazione con le altre figure professionali, così come l’impegno nella lotta al pregiudizio verso la salute mentale. 

Per rispondere quindi alla prima domanda che ci siamo posti all’inizio di questo articolo, psicolog* e psicoterapeut* possono ricevere chiunque abbia bisogno di un colloquio di supporto o di iniziare un percorso di psicoterapia, tramite appuntamento prenotabile telefonicamente, quindi rivolgendosi al servizio o tramite C.U.P. per cui è indispensabile prescrizione del medico di base (vedi differenze regionali)

Il costo di un singolo colloquio psicologico nel servizio pubblico non è fisso, dipende dalla regione: nel caso specifico delle Marche si aggira attorno ai 20 euro. Se si dovesse essere interessati ad un ciclo di colloqui o un percorso di psicoterapia, la tariffa oscilla intorno ai 35 euro, che generalmente includono una decina di incontri.

Per rispondere invece alla seconda domanda, le differenze regionali si estendono anche ai tempi di attesa per l’accesso ai servizi, che dipenderanno dal carico lavorativo e dal numero di richieste, variabili in base al periodo. In ogni caso, è possibile consultare il sito di ogni ASL/ASUR di riferimento per ricevere ogni tipo di informazione! 

Non dimentichiamoci che la tutela della privacy di ogni singola persona che si reca al CSM sarà sempre un elemento imprescindibile!

Servizi per le dipendenze patologiche (Ser.d)

Il Sistema Sanitario Nazionale (dunque le ASL e le ASUR) dopo l’approvazione della legge 162/90 [3] prevede al suo interno la presenza dei servizi per le dipendenze patologiche, in sigla solitamente conosciuti come Ser.d o SERT. Anche al loro interno, risulta indispensabile la professionalità di psicologi e psicologhe.

Obiettivo di queste strutture pubbliche è quello di fare prevenzione, riabilitazione e cura di tutte le patologie relative alle dipendenze: tossicodipendenza, tabagismo, gioco d’azzardo patologico, sexual addiction, ecc. Inoltre, vi è l’impegno per favorire il reinserimento sociale e lavorativo del paziente, mantenendo attiva la rete di collaborazione con enti e associazioni disponibili sul territorio.

Anche all’interno dei Ser.d. troviamo un’equipe multidisciplinare composta da medici, psicolog*, educator*, assistenti sociali, infermier*, al fine di costruire una rete che sostenga l’individuo su ogni aspetto della sua realtà. Essa, si impegna con i tossicodipendenti e le loro famiglie strutturando percorsi di supporto e di cura. Possiamo ritenere opportuno chiedere aiuto al Ser.D. nel caso l’uso di sostanze risulti abituale o quotidiano, valutando la situazione insieme a professionisti/e specializzati/e. Prevenire situazioni più complesse e pericolose è fondamentale ed è attuabile solo avendo i giusti riferimenti. 

Ogni regione, anche in questo caso, presenterà le sue variabili, ma in linea generale ci si può rivolgere personalmente a questi servizi, sia per necessità puramente informative sia per avere supporto con ragazzi/e in particolare difficoltà. L’accesso al servizio è gratuito e può avvenire in maniera diretta o esclusivamente tramite appuntamento telefonico (dipende dalle ASL). 

Inoltre, la legge e la deontologia vincolano gli operatori del Ser.D. al segreto professionale e la persona che lo richiede può rimanere nell’anonimato, senza che vengano registrati i propri dati anagrafici. Non è consentita la stessa garanzia per le persone minorenni, in quanto è necessario far riferimento a chi esercita la potestà genitoriale. 

Consultorio familiare

I consultori sono stati istituiti nel 1975 (L. 405) [5]. Questi sono Servizi socio-sanitari per la promozione e la prevenzione nell’ambito della salute sessuale, riproduttiva e relazionale dei cittadini. Si rivolge in particolare alla famiglia, alla donna e all’età evolutiva, utilizzando un approccio olistico. Questo significa che vengono tenuti in considerazione i diversi aspetti della salute, senza ragionare per compartimenti stagni: dagli aspetti fisici a quelli psicologici a quelli sociali.

Di cosa si occupano?

  1. Assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile, assicurando l’accesso ai mezzi che consentano al singolo e alla coppia di conseguire liberamente le proprie scelte rispetto alla procreazione, in linea con le proprie convinzioni etiche e alla propria integrità fisica.
  2. Tutela della salute della donna: questo aspetto è particolarmente importante in quanto i consultori sono da sempre garanti dell’applicazione della legge 194/78 che regola l’interruzione volontaria della gravidanza. Inoltre, da tempo sono stati istituiti all’interno della struttura centri specifici, che si occupano esclusivamente della violenza di genere, dove la vittima e/o chi ne è testimone può recarsi per richiedere un aiuto o per segnalare il fatto.
  3. Divulgazione delle informazioni idonee a promuovere oppure a prevenire la gravidanza, consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso.
  4. Informazione e assistenza riguardo a problemi di infertilità e sterilità umana, nonché delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA).
  5. Consulenza preconcezionale e sessuale per i giovani tramite l’organizzazione di progetti nelle scuole o colloqui presso la struttura per chiarimenti rispetto a questo tema.
  6. Informazione sulle procedure per l’adozione e l’affidamento familiare.
  7. Assistenza psicologica e sociale per problemi della coppia e della famiglia, anche rispetto a questioni minorili, quindi problematiche legate ad abusi sui minori.

Due aspetti fondamentali del consultorio sono l’accoglienza e l’assistenza da parte di un equipe. Il consultorio familiare si presenta come un servizio vicino alle esigenze della popolazione.

Tra gli altri ambiti di cui si occupa troviamo: vaccinazioni e campagne di educazione sanitaria rispetto alle stesse; diagnosi precoce di tumori femminili attraverso attività di screening e di controllo periodico (pap-test, mammografie e visite ginecologiche); corsi di preparazione al parto e assistenza post partum legata all’allattamento e ad aspetti psicologici quali la relazione con il neonato, quindi sostegno alla genitorialità; consulenza durante il periodo della menopausa.

Per lo svolgimento delle sue attività il consultorio si avvale, di norma (L. 34/96 [7]), di un organico multidisciplinare tra cui compaiono le figure professionali del/la ginecologo/a, pediatra, psicologo/a, ostetrico/a, assistente sociale, assistente sanitario/a, infermiere/a pediatrico/a, infermiere/a professionale.

Per quanto riguarda l’accesso ai consultori, in alcuni casi l’accesso è diretto, senza necessità di prenotazione, in altri è necessario richiedere un appuntamento presentandosi al Front Office, oppure telefonando. In ogni caso è gratuito.

Altri servizi in cui troviamo lo/a psicologo/a

·       UMEE (unità multidisciplinare dell’età evolutiva) e UMEA (unità multidisciplinare dell’età adulta): si tratta di unità operative rivolte rispettivamente all’età evolutiva e a quella adulta, dedicate alla diagnosi e alla cura in caso di disabilità o deficit di varia natura. Nel caso dei minori c’è una presa in carico di questi ma anche e soprattutto della loro famiglia, quindi segue la formulazione della diagnosi e l’indicazione del trattamento terapeutico; successivamente viene definito un piano scolastico nel caso si riscontrino difficoltà che potrebbero incidere sul profitto o sull’adattamento al contesto. Nel caso dell’adulto sono previste consulenze specialistiche per l’accesso a strutture residenziali e per la stesura di piani rivolti all’inserimento lavorativo. 

·       NEUROPSICHIATRIA DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA (NPIA): si tratta di strutture che si occupano della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione di patologie neurologiche, neuropsicologiche e/o psichiatriche e di tutti i disordini dello sviluppo psicomotorio, linguistico, cognitivo, intellettivo e relazionale. La fascia d’età coinvolta va da 0 a 18 anni. Anche qui è indispensabile la competenza specialistica di un’equipe multidisciplinare in grado di assicurare l’omogeneità degli interventi, la continuità del piano terapeutico e la connessione funzionale con i Servizi, gli Enti e le istituzioni del territorio coinvolti nella salute neuropsichiatrica del minore.

Oltre ai servizi principali, ciascuna regione o ASL può prevedere servizi ulteriori e più specifici, come Consultori per adolescenti o geriatrici, Nuclei operativi per le Alcoldipendenze (NOA). Al di là delle differenze che si possono riscontrare sul territorio nazionale, è bene conoscere i servizi presenti, in modo da sapere a chi potersi rivolgere.

Sappiamo bene, però, che la conoscenza circa la possibilità di accedere ad un servizio spesso non è un predittore di un successivo accesso allo stesso. Questo accade soprattutto se c’è diffidenza o semplicemente timore nel recarsi presso i luoghi specifici per la salute psicologica o psichiatrica, perché si tende a “farcela da soli” o perché si ha paura di dichiarare la presenza di un problema personale o di chi ci è a fianco. 

Tuttavia queste strutture sono letteralmente al “servizio” di tutti, perciò è bene conoscerle e, quando se ne sente la necessità, farne buon uso! 

Beatrice Moretti
Greta Bonfigli

Bibliografia e sitografia

[1] Articolo 32, Costituzione della Repubblica Italiana

[2] http://serviziweb.asur.marche.it/GASASUR/uploads/Carta%20dei%20servizi%20URP_DSM_sito.pdf

[3] LEGGE 26 giugno 1990, n. 162, Aggiornamento, modifiche ed integrazioni della legge 22 dicembre 1975, n. 685, recante disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza.

[4] http://www.politicheantidroga.gov.it/it/servizi-e-contatti-utili/serd/i-serd/

[5] LEGGE 29 luglio 1975, n. 405, Istituzione dei Consultori Familiari.

[6] https://www.asst-pavia.it/sites/default/files/upload/CARTA_DEI_SERVIZI_CONSULTORI_FAMILIARI_Rev1_0.pdf

[7] LEGGE 31 gennaio 1996, n. 34

3 pensieri su “LO PSICOLOGO NELLA SANITÀ PUBBLICA: MA QUANTE COSE FA?!

  1. Buongiorno, io ora come ora avrei bisogno di un grande aiuto psicologico e non ho possibilità economiche, ma qualche anno fa,mi sono rivolta al ambulatorio salute mentale a Monfalcone e mi è stato detto che per mancanza di psicologi il mio caso non era urgente per cui non si poteva fare niente, questo on è di aiuto, anche noi con pochi soldi vorremmo poterci curare

    1. Salve e grazie per averci scritto. Dipende molto dal servizio di riferimento e dal caso specifico. Infatti, trattandosi di un servizio pubblico, conta molto la valutazione del caso che fa l’equipe di professionisti (medici, psichiatri, psicoterapeuti…). In base a questa, sarà deciso il tipo di trattamento più idoneo. Ciò che possiamo dirle è che solitamente il percorso che il paziente dovrà seguire (sia che preveda l’assunzione di farmaci o un percorso di psicoterapia, o entrambe le terapie) è opportuno che venga seguito in forma completa. Pertanto di fronte al rifiuto persistente del paziente di procedere con una delle terapie, è possibile che i professionisti decidano di non procedere con il trattamento.

  2. Vorrei sapere se una volta accolto volontariamente il paziente nel Sert, quest’ultimo si rifiuti poi di fare alcuni trattamenti, tipo sedute con psicologi e predilige solo il prendersi pillole, o se agli esami delle urine escono dati positivi, cosa si fa, come si procede?

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