Ricordate il quiz che vi abbiamo proposto nelle stories di Instagram relativo alle due sequenze di nascita di maschi e femmine in famiglie con 6 bambini? No? Eccolo qui!
In una data città sono state registrate tutte le famiglie con 6 figli. In 72 famiglie l’esatto ordine delle nascite è risultato il seguente: F M F M M F. Secondo voi, in quante altre famiglie si trova quest’altro ordine di nascite:
M F M M M M? .
1) In meno famiglie rispetto alle 72,
2) In più famiglie rispetto alle 72,
3) Pressappoco uguale.
(Kahneman & Tversky, 1972)
La risposta corretta è la numero 3. Abbiamo visto che gran parte delle persone tende a considerare la sequenza di nascita “F M F M M F” come più probabile della sequenza “M F M M M M”. Questo perché il nostro cervello compie un errore di ragionamento, noto in psicologia come euristica della rappresentatività, per cui siamo portati a stimare la probabilità che si verifichi un evento sulla base del suo grado di tipicità rispetto alla categoria cui appartiene (Giusberti & Gambetti, 2011). Che vuol dire?
Poiché sappiamo che la probabilità che nasca un maschio o che nasca una femmina è la stessa, tendiamo a considerare più probabile, quindi più tipica, la prima sequenza (F M F M M F), piuttosto che la seconda (M F M M M M). Tuttavia la probabilità che si verifichi una delle due sequenze in uno stesso campione (ovvero l’insieme di unità – in questo caso famiglie di 6 figli – scelte da una totalità per studiare un determinato evento) è esattamente la stessa.
Questo non è l’unico errore che possiamo compiere, infatti varie ricerche in psicologia hanno individuato altri errori di ragionamento molto frequenti, noti come euristiche o bias cognitivi.
Cosa sono le euristiche?
Come abbiamo già accennato, le euristiche somigliano a delle “scorciatoie” di pensiero che utilizziamo per risolvere un dato problema nel minor tempo possibile. La psicologia cognitiva solitamente distingue questo tipo di ragionamento con quello utilizzato nell’algoritmo. Quando pensiamo all’algoritmo il riferimento va inevitabilmente al computer, eppure anche noi siamo in grado di ragionare come farebbe un PC (non a caso sono stati proprio gli studi sulle strategie di ragionamento del cervello umano ad ispirare i primi programmi informatici – come quelli di Newell e Simon, 1957).
L’algoritmo è un procedimento sistematico scandito da un numero di passi finito, coordinati da regole precise; esso non produce errori, bensì porta sempre alla risposta corretta, tuttavia richiede molto tempo. Utilizziamo un algoritmo ogni volta che, ad esempio, non ricordiamo la serie che ci permette di sbloccare il telefono, per cui le proviamo tutte finché non troviamo quella giusta (o finché non si blocca il cellulare!). L’algoritmo viene utilizzato dal computer sebbene con una velocità profondamente maggiore di quella utilizzata da noi esseri umani, inoltre esso è in grado di vagliare tutte le possibili alternative esistenti per risolvere quel problema.
Le euristiche, al contrario, considerano solo alcune alternative, pertanto consentono di risparmiare tempo e lavoro cognitivo, ma proprio per questo rappresentano la causa di numerosi errori di ragionamento.
Tversky e Kahneman (1974) hanno studiato e individuato alcune euristiche dette euristiche del giudizio. Vediamo le principali:
- Euristica della rappresentatività
- Euristica della disponibilità
- Euristica dell’ancoraggio
L’euristica della rappresentatività è stata spiegata nell’esempio precedente e ha a che fare con la rappresentatività di un campione.
Per spiegare invece l’euristica della disponibilità possiamo far riferimento ad un evento che la maggior parte di noi ricorderà. Quando nel 2001 c’è stato l’attacco alle Torri Gemelle, la popolazione americana rimase talmente terrorizzata dall’episodio che in tantissimi decisero di non viaggiare più in aereo per diverso tempo. Questo portò le persone a viaggiare prevalentemente in auto, cosicché aumentarono drasticamente gli incidenti automobilistici. Sappiamo benissimo che la probabilità che avvenga un disastro aereo è assai inferiore rispetto alla probabilità che si verifichi un incidente automobilistico. Tuttavia ciò che ha portato le persone a non viaggiare più in aereo è stata un’euristica della disponibilità. Che vuol dire? Il tragico evento recentemente accaduto era vivido nella memoria degli americani. Il fatto che un evento sia facilmente accessibile nella nostra memoria fa sì che sovrastimiamo la possibilità che tale evento possa verificarsi. Questo può accadere quotidianamente, quando ad esempio una mattina dimentichiamo le chiavi di casa e, per evitare di dimenticarle nuovamente nell’arco della giornata, non le riponiamo nello svuota tasche all’ingresso di casa come faremmo tutti i giorni, ma le teniamo con noi in tasca.
Infine l’euristica dell’ancoraggio è definibile come la tendenza, quando si deve prendere una decisione, ad affidarsi in modo eccessivo alla prima informazione che ci viene offerta, la quale rappresenta un’ancora appunto. Per comprenderla meglio basta ricordare l’episodio in cui Steve Jobs presentò per la prima volta al mondo l’iPad, il 27 gennaio del 2010. Dopo circa un’ora di presentazione del prodotto, l’imprenditore americano comunica al pubblico che il nuovo dispositivo andrebbe venduto a partire da 999$ e chiede quanto ognuno sarebbe disposto a spendere per comprarlo. Provate a farlo anche voi – fingendo di non sapere quanto costa oggi un iPad – probabilmente arriverete a stimare una cifra inferiore a 999$, per esempio 700$. A questo punto, Steve Jobs sorprende tutti comunicando che il nuovo dispositivo costerà 499$: la folla lancia grida di soddisfazione seguite da un interminabile applauso. Cosa è accaduto? L’imprenditore ha individuato un’ancora (999$) da cui ciascuno è partito per fare una stima soggettiva di quanto avrebbe mai speso per un iPad. La cifra definitiva, ovvero 499$, è chiaramente più bassa di quella che la maggior parte delle persone ha stimato di voler spendere per il dispositivo elettronico. Questa tecnica ha portato il pubblico a concludere che il prezzo dell’iPad non fosse poi così alto, in quanto inferiore a quello che loro avevano stimato (ovvero che Steve Jobs li aveva condotti a stimare). (Potete trovare il video completo di questa spiegazione al sito http://blog.vikyanna.it/2016/09/steve-jobs-e-lalbero-piu-alto-del-mondo.html).
Ma perché esistono le euristiche? C’è modo di evitarle?
Tramite le euristiche abbiamo visto come siamo facilmente portati a commettere errori di ragionamento. È così per tutti o solo per “i meno esperti”?
Da diversi studi è emerso che anche i professionisti della probabilità possono commettere questi errori nel quotidiano. Sono stati proprio Tversky e Kahneman (1974) ad accorgersi che coloro che conoscevano benissimo le teorie e i concetti statistici commettevano sistematicamente errori quando facevano inferenze statistiche intuitive. Come mai?
Lo psicologo e neuroscienziato tedesco Gerd Gigerenzer (2001) spiega come la specie umana sia sempre ricorsa alle euristiche, le quali sono risultate efficaci per prendere decisioni immediate, quando il tempo per pensare alla “soluzione più razionale” non c’era e anzi veniva sostituito dalla necessità di salvarsi la vita.
Gigerenzer (2001) afferma che ancora oggi le euristiche sono molto utili a noi esseri umani, esse infatti sono governate da una modalità di ragionamento intuitiva che è indispensabile al fine di prendere la gran parte delle decisioni nel quotidiano. Pensiamo a quando il/la commesso/a di un negozio ci propone due prodotti e noi in poco tempo dobbiamo scegliere: non possiamo di certo passare al vaglio tutte le caratteristiche e i vantaggi dell’uno e dell’altro, infatti spesso scegliamo sulla base di una caratteristica (es. il prezzo) o su ciò che più ci piace.
Il nostro cervello pertanto è “programmato” ad utilizzare le euristiche e questo ci consente di essere più veloci e di risparmiare risorse cognitive che possiamo impiegare per occuparci di altro.
E per risolvere i giochi che state trovando sulle nostre stories? Per quelli come abbiamo visto le euristiche sono altamente sconsigliate, bisognerebbe fare lo sforzo di ragionare razionalmente!
Beatrice Moretti
Bibliografia
Coon, D., & Mitterer, J. O. (2010). Pensiero e immagini mentali. In F. Giusberti e E. Gambetti (a cura di). Psicologia generale. UTET università.
Gigerenzer, G. (2001). The adaptive toolbox: Toward a Darwinian rationality. In Nebraska symposium on motivation (Vol. 47, pp. 113-144).
Kahneman, D., & Tversky, A. (1972). Subjective probability: A judgment of representativeness. Cognitive psychology, 3(3), 430-454.
Tversky, A., & Kahneman, D. (1974). Judgment under uncertainty: Heuristics and biases. Science, 185(4157).
Un pensiero su “Errori nel ragionamento: le euristiche. Siamo più razionali o intuitivi?”