Quante volte da bambini (e non solo magari) vi è capitato di fare attenzione a calpestare solo certe mattonelle, magari saltandone sempre una oppure seguendo precise combinazioni numeriche o di colore?! Sono esperienze che quasi tutti abbiamo vissuto nell’infanzia, ma in certi casi si presentano in maniera pervasiva anche in persone adulte.
Un esempio indimenticabile di un soggetto che mette continuamente in atto questo tipo di rituali è Melvin. Si tratta di uno scrittore newyorkese piuttosto scontroso, interpretato da Jack Nicholson nel film “Qualcosa è cambiato”. Dall’attenzione a dove mettere i piedi a quella di non farsi sfiorare dalle persone camminando per strada, alla preoccupazione di girare il chiavistello almeno tre volte e di non toccare porte e maniglie di spazi pubblici, il film mostra benissimo molti esempi di comportamenti tipici del Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Un altro esempio hollywoodiano è Leonardo di Caprio in “The Aviator”, dove interpreta Howard, aviatore realmente esistito tormentato dalla paura di essere contaminato entrando in contatto con germi e batteri.
Capita di frequente di definirsi o considerare qualcuno/a una persona ossessiva, magari perché dispone i libri in ordine alfabetico. Ebbene, in questi casi il termine “ossessione” è usato per enfatizzare un certo comportamento che tuttavia non rivela, di per sé, alcuna patologia.
Quand’è allora che la situazione diventa problematica e si può parlare effettivamente di Disturbo Ossessivo Compulsivo? Ci rifacciamo in questo caso alle indicazioni del DSM–5 (Manuale Diagnostico e Statistico 5 edizione). Come già chiarito nell’introduzione, il lavoro di categorizzazione da cui nasce il Manuale Diagnostico e Statistico è utile per poter avere un linguaggio comune tra professionisti, per potersi orientare nel vastissimo oceano dei comportamenti e dei pensieri umani.
L’identificazione di un disturbo in una persona non vuol dire etichettarla o considerarla solo per la sua malattia, ma ha il semplice scopo di poter contestualizzare meglio la sua problematica e permettere un intervento mirato.
Lo stesso DSM viene continuamente aggiornato per cercare di superarne i limiti visto che ormai l’approccio condiviso va oltre la visione categorizzante per abbracciarne, invece, una più dimensionale in cui i sintomi si situano lungo un continuum tra salute e malattia, dove i confini tra uno stato e l’altro sono sempre più sfumati e complessi e dove il vissuto soggettivo è fondamentale. Per parlare di patologia, infatti, dovrebbero concorrere più criteri, anche se non sempre sono tutti presenti contemporaneamente. Secondo il criterio statistico, il comportamento si deve discostare in modo significativo dagli standard di “normalità”. Ci devono essere una significativa sofferenza personale, la violazione delle norme sociali e culturali, alle quali ci si fatica a conformare, la presenza di reazioni sproporzionate o imprevedibili a fattori stressanti e, aspetto molto importante, la compromissione significativa delle principali aree di vita (sociale, familiare, lavorativa).

I disturbi ossessivo compulsivi – nel DSM 5 – comprendono il Disturbo da Dismorfismo corporeo, la Tricotillomania (impulso a strapparsi i capelli), il Disturbo da Escoriazione, il Disturbo da Accumulo ed il Disturbo Ossessivo Compulsivo che andremo ora ad approfondire. Da quest’ultimo si differenzia il Disturbo di Personalità ossessivo-compulsiva: il problema, in questo caso, riguarda l’assetto strutturale della personalità dell’individuo che risulta assai rigido e costante, difficile da modificare, seppure vi siano comunque dei margini di intervento e miglioramento. In questi casi le persone tendono ad essere particolarmente attente all’ordine, alla precisione, agli schemi e sono costantemente in ricerca della perfezione. Tutto questo spesso interferisce con il completamento dei compiti e con le abituali attività quotidiane. Gli individui con personalità ossessivo-compulsiva, inoltre, sono molto dediti al dovere e per nulla al piacere, intransigenti e scrupolosi.
Ciò che contraddistingue il Disturbo Ossessivo Compulsivo è invece la presenza di ossessioni e di compulsioni che causano disagio e, generalmente, fanno perdere almeno un’ora di tempo al giorno. Il disturbo si può presentare sia in infanzia che in adolescenza, ma l’età più colpita risulta essere quella compresa tra i 25 e i 30 anni., interessando il 2-2,5% della popolazione generale. In Italia si stima che ne soffrano circa 800.000 persone.
Entriamo ora nel dettaglio dei sintomi: per ossessioni si intendono preoccupazioni, pensieri, immagini ricorrenti e vissuti come intrusivi che causano disagio marcato e portano la persona a mettere in atto comportamenti compulsivi nel tentativo di neutralizzare l’effetto negativo di quei pensieri. Le compulsioni sono, quindi, comportamenti, rituali, azioni, gesti che hanno lo scopo di ridurre l’ansia, derivante dalla possibilità che si verifichino eventi dannosi o, addirittura, catastrofici. Ad esempio, la convinzione che il solo pensiero della morte di qualcuno possa trasformarsi in realtà. Queste preoccupazioni possono avere diversi tipi di contenuti. Possono riguardare ad esempio l’aspetto fisico, l’accumulo di oggetti, la presenza di batteri e germi, la possibilità di incidenti o di malattie mortali; possono avere contenuti religiosi o superstiziosi e così via.
Chi è colpito da questa patologia presenta degli schemi di pensiero associabili ad un loop, dal quale non sembra esserci via d’uscita. E’ come se si trattasse di una catena, in cui ogni anello è legato al successivo. Allo stesso modo, nel disturbo ossessivo compulsivo, ad ogni pensiero ossessivo se ne può aggiungere un altro. Per cui, quello schema di pensiero che, per esempio, prima aveva solo un contenuto religioso si allarga così a comprendere anche altri contenuti e diventa sempre più invadente. Non sempre è facile o così evidente riconoscere certi meccanismi di pensiero perché molto spesso le persone si rendono conto che determinati comportamenti potrebbero risultare strani agli occhi degli altri e, perciò, nel limite delle loro possibilità, cercano di nasconderlo in pubblico.

Facciamo un esempio per capire meglio di cosa si tratta: Giovanni prima di andare a letto si preoccupa sempre di controllare per 5 volte che il gas della cucina sia chiuso perché altrimenti teme che possa esserci una fuga di gas ed il condominio possa esplodere, per colpa della sua scarsa attenzione. Dopo aver agito questa compulsione, va in bagno e si lava sempre le mani per 10 volte (multiplo di 5). E’ convinto che se le lavasse meno volte non sarebbero ben pulite e potrebbero veicolare gravi malattie, senza considerare che tradirebbe la fortuna del numero 5 e dei suoi multipli che lo proteggono da possibili tragedie. Prima di coricarsi Giovanni deve pregare in piedi davanti al crocifisso ripetendo 10 volte le stesse preghiere. Teme che, in caso contrario, Dio non lo ascolti e non lo consideri un buon cristiano. Nelle sue preghiere chiede sempre a Dio di avere riguardo per la salute dei suoi familiari. In questo caso, ripete le preghiere 10 volte per ogni familiare. Teme che, non ripetendo il rituale esattamente allo stesso modo, possa accader loro qualcosa di brutto. Giovanni spesso si sente sopraffatto, stanco e sfinito dalle sue preoccupazioni, sente di essere risucchiato dentro un vortice oscuro che prosciuga tutte le sue energie e dal quale non sembra esserci via d’uscita; invece da quando ha iniziato la sua terapia le cose stanno andando meglio e sta riuscendo piano piano a spezzare la catena delle sue compulsioni. Ha capito che il DOC è una malattia dovuta ad un’alterazione nei suoi circuiti neuronali. Giovanni ora sa che lui non è le sue ossessioni, che non ha un cattivo carattere e che si può lavorare per stare molto meglio.

Nel caso di DOC particolarmente grave può essere necessaria l’assunzione di psicofarmaci, tuttavia non sempre questo accade. Talvolta è possibile, infatti, intervenire solamente attraverso un percorso di Psicoterapia. In particolare, è stato osservato che la “semplice” terapia è in grado di modificare da sola i circuiti neuronali. Questo accade in quanto le nostre cellule cerebrali sono in grado di creare costantemente nuove connessioni. Per questo si dice che il nostro cervello è plastico, quindi capace di modificarsi in risposta a nuove esperienze ed apprendimenti.
Vi sono moltissimi approcci psicoterapeutici utili ad affrontare il disturbo, uno dei più efficaci sembra essere quello cognitivo-comportamentale.
A prescindere dall’approccio del terapeuta è importante, soprattutto, capire che non si è soli nell’affrontare la malattia, che bisogna trovare la forza di chiedere aiuto e di farsi aiutare. La condivisione della sofferenza apre la strada al miglioramento.
Martina Mancinelli
Bibliografia
American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5. Raffaello Cortina Editore: Milano
Sitografia
https://www.apc.it/disturbi/adulto/disturbo-ossessivo-compulsivo/disturbo-ossessivo-compulsivo/