“…Spesso mi chiedevano perché non fossi vegano. Il benessere degli animali e danni all’ambiente sono argomenti altrettanto efficaci contro il consumo di latticini e uova quanto contro il consumo di carne, e spesso persino più forti. Qualche volta mi nascondevo dietro la difficoltà di cucinare per due bambini schizzinosi. […] In realtà, non avevo una risposta se non quella che mi vergognavo troppo a dire ad alta voce: il desiderio di mangiare uova e formaggio era più forte del mio impegno a impedire la crudeltà nei confronti degli animali e la distruzione dell’ambiente. E la tensione che provavo era in qualche modo alleviata dal fatto di dire ad altri di fare quello che io non riuscivo a fare. Affrontare la mia ipocrisia mi ha ricordato quanto sia difficile vivere – o anche solo cercare di vivere – con gli occhi aperti.”
Safran Foer
Jonathan Safran Foer, autore del libro “Possiamo salvare il mondo, prima di cena” [2], da cui è tratta la citazione riportata sopra, è uno scrittore statunitense vegetariano. Nel libro dedica uno spazio, utilissimo e anzi necessario, al tema delle contraddizioni. Ogni nostra scelta nasce da una motivazione, la quale giustifica i nostri comportamenti e li rende coerenti agli occhi delle altre persone. D’altra parte, le nostre vite sono costellate da comportamenti incoerenti ed è estremamente difficile evitarli sempre. Siamo esseri umani! Foer, con tanta umiltà ed onesta, confessa la sua ipocrisia davanti al desiderio di mangiare una buona fetta di formaggio. Come biasimarlo?
E soprattutto, come tollerare la contraddizione tra quello che dico e quello che faccio? Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro e spiegare il concetto di dissonanza cognitiva. L’espressione è stata coniata da Leon Festinger e indica quello stato spiacevole che si instaura quando una persona riconosce l’incoerenza delle sue azioni, dei suoi atteggiamenti o delle sue convinzioni [1]. In una sola parola, è proprio quella tensione di cui parla Foer. Provando a soffermarmi su questo vissuto, mi vengono in mente tanti episodi della mia vita in cui ho dovuto fare i conti con delle affermazioni o azioni che erano del tutto incoerenti con il mio pensiero. Ecco, può capitare di sorridere a qualcunǝ, pur non avendo voglia di vederlǝ. Di rispondere “tutto bene”, ma in realtà siamo arrabbiatз con il mondo. Di farsi coinvolgere in una serata karaoke, ma non ci piace affatto cantare. In tutte queste situazioni, piuttosto comuni, la nostra mente accetta la contraddizione, senza provocarci (il più delle volte) troppo malessere. Questo succede perché tali comportamenti presentano sì delle incoerenze, ma di gran lunga più piccole rispetto alle motivazioni che li giustificano. Per esempio, nel caso del falso sorriso, la buona educazione e la cortesia (aspetti a loro volta coerenti con la persona) compensano bene il conflitto cognitivo.
In altre situazioni meno frequenti, però, il nostro cervello si trova davanti ad un conflitto non così facilmente sorvolabile! Il consumo di uova e formaggi di Foer ne sono l’esempio. Nel pieno dilemma interiore, abbiamo allora bisogno di inventarci delle spiegazioni coerenti che ci facciano sentire meglio. Ci appelliamo a scuse e ci impegniamo nel ricucire una coerenza tra i nostri pensieri e i nostri comportamenti. Si tratta di strategie che adottiamo automaticamente e di cui non potremmo mai a fare a meno, perché sono quelle che ci permettono di vivere senza incappare tutte le volte nella tensione data dalla dissonanza. Riusciamo quindi a vivere nelle contraddizioni, perché inconsciamente costruiamo uno spazio per tollerarle.
L’obiettivo di questo articolo, tuttavia, non è solo mostrare l’efficacia della nostra mente. Anzi, lo scopo più ambizioso è quello di infondere nel lettore e nella lettrice uno sguardo critico su questo meccanismo salvagente di cui tuttз siamo dotatз. In alcune scelte di vita, infatti, sono convinta che potrebbe essere illuminante conoscere le scorciatoie cognitive che adottiamo, e chissà, qualche volta evitarle! Alla domanda “come tollerare la contraddizione?”, infatti, le risposte possibili sono due: modificare il pensiero, aggiungendo giustificazioni coerenti, come appena mostrato; oppure, cambiare comportamento!
Concludo l’articolo riprendendo il dilemma di Foer, che può diventare il dilemma di moltз, sicuramente è il mio. Mi ritengo ricettiva rispetto ai tanti cambiamenti disastrosi della Terra e so benissimo che il mio modo di vivere avrà delle conseguenze sul pianeta e sulle future generazioni. È per questo che scelgo la bicicletta per andare a lavoro, che faccio la raccolta differenziata minuziosamente, che compro i detersivi alla spina. Ma mangio carne. Inutile raccontarvi le mille giustificazioni che mi do per tollerare la dissonanza cognitiva che ne deriva. Non ho ancora una risposta, né una soluzione. Posso dirvi, però, che Foer, e prima di lui tantз mieз amicз vegetarianз, mi stanno dando l’opportunità di aprire gli occhi davanti alla mia ipocrisia. Questo non vuol dire cambiare di punto in bianco le proprie abitudini, ma vuol dire essere consapevolз delle proprie debolezze, vuol dire raccontarsi con sincerità, senza giudizio… e chissà, forse vuol dire anche trovare uno spazio per impegnarsi a cambiare un po’.
Marina Cariello
Bibliografia
[1] Festinger L. Teoria della dissonanza cognitiva. Franco Angeli, 2001
[2] Safran Foer J. Possiamo salvare il mondo prima di cena. Guanda, Milano 2019