“Non stai mai fermo e seduto!”, “hai sempre la testa tra le nuvole”, “sei un gran maleducato”, “non ti impegni abbastanza”: queste sono le frasi che un bambino con ADHD si sente ripetere in continuazione. Purtroppo, è ancora molto alta la disinformazione in merito a questo disturbo e ciò influenza negativamente il benessere dei bambini e delle loro famiglie. Bambini spesso descritti come svogliati, ribelli e sbadati…ma cos’è realmente l’ADHD?
L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è un disturbo del neurosviluppo: si presenta in età prescolare o scolare e continua a manifestarsi per tutto il corso della vita. È tra i più frequenti in età evolutiva, infatti colpisce tra il 3-5% dei bambini.[1]
Il disturbo è caratterizzato da disattenzione e/o iperattività e impulsività, infatti i bambini con ADHD presentano [1]:
- scarsi livelli di attenzione: faticano a mantenere la concentrazione prolungata nel tempo, si annoiano e si distraggono molto facilmente
- difficoltà nei processi di inibizione comportamentale
- difficoltà a stare fermi o seduti a lungo: sono generalmente irrequieti e impulsivi
Diagnosi:
La diagnosi di ADHD si basa sulla valutazione attraverso test, questionari e osservazione di specifici sintomi. Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) stabilisce che i bambini devono presentare almeno 6 sintomi, per almeno 6 mesi, in almeno due ambienti diversi (casa, scuola, attività sportive ecc.). I sintomi devono causare compromissione significativa del funzionamento del bambino e devono essersi presentati prima dei 7 anni di età. [2]
I sintomi di disattenzione sono:
- frequenti errori di distrazione nei compiti scolastici o in altre attività (es. trascura o omette dettagli, il lavoro non risulta essere accurato);
- difficoltà a mantenere l’attenzione prolungata sui compiti o sul gioco (es. si distrae spesso durante una lezione o una conversazione);
- sembra non prestare attenzione quando gli si parla direttamente;
- frequenti difficoltà nell’organizzazione e nel completamento di compiti e attività (es. inizia l’attività ma perde presto la concentrazione);
- riluttanza o avversione per attività che richiedono sforzo mentale protratto;
- perdita frequente di oggetti;
- facile distrazione da stimoli esterni;
- sbadataggine e smemoratezza nelle attività quotidiane.
I sintomi di iperattività e impulsività sono:
- frequenti movimenti di mani e piedi o in generale eccessivo movimento anche quando si è seduti;
- difficoltà a restare seduti per molto tempo (es. lascia spesso il proprio posto in classe);
- bisogno di correre e arrampicarsi anche in situazioni non adeguate;
- difficoltà nel giocare o svolgere attività ricreative tranquillamente;
- sembra essere costantemente “sotto pressione” o “azionato da un motore”;
- eccessiva loquacità, spesso “spara” una risposta prima che la domanda sia stata completata (es. completa le frasi dette da altri);
- difficoltà ad aspettare il proprio turno (es. mentre aspetta in fila o nelle conversazioni).
È possibile differenziare 3 sotto-tipi del Disturbo [2]:
- se sono presenti unicamente 6 segni di disattenzione si parlerà di “sottotipo con disattenzione predominante”: difficoltà nel terminare attività, nella cura dei dettagli e nel mantenere l’attenzione prolungata nel tempo;
- se sono presenti unicamente 6 segni di iperattività si parlerà di “sottotipo con impulsività e iperattività predominanti”: difficoltà nell’aspettare il proprio turno, nello stare fermi e nell’eseguire un compito dall’inizio alla fine;
- se sono presenti 6 segni per ciascuna categoria, si parlerà di “sottotipo combinato”.
Esordio e decorso dell’ADHD
Come già anticipato, l’ADHD viene solitamente identificato nel corso dei primi anni della scuola primaria, dove la struttura, le regole e le modalità di interazione dell’ambiente fanno emergere maggiormente le fragilità del bambino.
In adolescenza si riducono i segnali di iperattività, descritti prevalentemente come agitazione, sensazione di nervosismo, irrequietezza o impazienza; permane una forte disattenzione [3].
ADHD e difficoltà scolastiche
L’alunno con ADHD presenta spesso difficoltà di apprendimento. Il deficit nell’attenzione e nell’autoregolazione da un lato, l’eccessiva impulsività e iperattività dall’altro, compromettono inevitabilmente l’acquisizione delle competenze scolastiche. A scuola è richiesto di stare attenti e seduti al proprio banco per diverse ore, di seguire le istruzioni date e di non commettere errori di distrazione, compiti non semplici. Inoltre, il bambino con ADHD ha frequenti difficoltà scolastiche derivanti da disorganizzazione, disordine, mancato svolgimento dei compiti a casa [1].
Per poter supportare il percorso scolastico, è fondamentale che a scuola ci sia una strutturazione dell’ambiente, dei compiti e dei tempi per l’intera classe. Bisogna eliminare o attenuare le possibili cause di disattenzione in classe, instaurare routine, regole e obiettivi chiari, condivisi e visibili. Inoltre lo studente deve essere rinforzato e gratificato ogni qualvolta riesce a portare a rispettare regole e completare un’attività [6].
ADHD e difficoltà emotivo-relazionali
Le difficoltà di autoregolazione descritte precedentemente compromettono inevitabilmente anche la sfera emotiva [1]. La gestione e regolazione del proprio status emotivo è particolarmente complessa per questi bambini che spesso sono “in balia di un uragano di emozioni”. Inoltre, gli insuccessi scolastici e sociali possono avere ulteriori conseguenze sul piano emotivo e relazionale. I numerosi rimproveri e punizioni che ricevono a causa di una scarsa conoscenza del disturbo, hanno delle ricadute sul loro senso di autostima e autoefficacia.
Inoltre, questi bambini vengono spesso allontanati o giudicati come invadenti dai pari. Ciò causa sentimenti di abbandono e solitudine e diventa fonte di insicurezza e senso di frustrazione [1]. È evidente come nascano una serie di reazioni ed effetti a catena che investono il mondo delle relazioni del bambino e la sua percezione di sé.
Spesso l’ADHD si presenta in comorbidità con Disturbi Specifici dell’apprendimento (DSA) ma anche Disturbo Oppositivo-provocatorio (DOP), disturbi d’ansia e disturbi dell’umore [2].
Intervento nell’ADHD
La gestione dei comportamenti del bambino con ADHD è spesso fonte di stress e frustrazione per genitori e per insegnanti e, soprattutto, rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali del bambino. E’ una situazione che può generare sconforto negli adulti di riferimento i quali si trovano impreparati e, per questo, potrebbero sentire il bisogno di un supporto [4].
Il trattamento dell’ADHD prevede un intervento multimodale di interventi psicoterapeutici, psicoeducativi diretti a bambino, famiglia e insegnanti e talvolta farmacologici. È un percorso combinato di strategie cognitivo-comportamentali che possono aiutare tutti a raggiungere una piena comprensione del disturbo e una buona gestione dei comportamenti problematici presenti [5].
- La terapia cognitivo-comportamentale nel bambino con ADHD ha l’obiettivo di aiutarlo a monitorare, riconoscere e pianificare i propri comportamenti e le proprie emozioni, sviluppando capacità di autoregolazione, controllo e gestione dell’impulsività e della disattenzione attraverso l’uso di specifiche strategie.
L’intervento è volto anche all’incremento delle abilità sociali, attraverso il rispetto di poche semplici regole, lo sviluppo di modalità comunicative più efficaci e l’attenzione allo stato emotivo altrui, per poter rispondere e relazionarsi in modo adeguato e funzionale.
- I programmi di intervento diretti ai genitori (Parent Training) hanno lo scopo di accrescere la conoscenza delle caratteristiche del disturbo, la consapevolezza e la capacità di gestione delle dinamiche familiari. Infatti, l’obiettivo dell’intervento è quello di supportare i genitori a prevenire, riconoscere e gestire i comportamenti disfunzionali propri e del bambino attraverso specifiche strategie educative e attraverso l’uso di rinforzi positivi. [4]
- L’intervento indirizzato agli insegnanti (Teacher Training) ha lo scopo di fornire, in una prima fase, informazioni necessarie a raggiungere una piena conoscenza del disturbo e successivamente volte al riconoscimento degli aspetti positivi del bambino.
Fondamentale è garantire la strutturazione dell’ambiente e dei tempi scolastici tenendo in considerazione bisogni e caratteristiche del bambino iperattivo. Vanno, inoltre, fornite agli insegnanti strategie utili per gestire e modificare i comportamenti disfunzionali e per migliorare le relazioni tra coetanei [4].
Il bambino con ADHD non è semplicemente un bambino vivace o capriccioso. È un bambino con grosse difficoltà nella gestione delle proprie emozioni e dei propri comportamenti.
È importante conoscere e ri-conoscere questo disturbo per poter accogliere e sostenere i bisogni e le fragilità di questi bambini e, soprattutto, per aiutarli a far emergere infinite abilità e punti di forza.
Milena Castagliuolo
Bibliografia
[1] Viola, D. (2011). Disturbi dell’attenzione. Italia: libreriauniversitaria.it.
[2] Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali 5 (DSM 5, 2015)
[3] Isola L., Mancini F. (a cura di) “Psicoterapia cognitiva dell’infanzia e dell’adolescenza” Seconda Edizione Franco Angeli Editore, Milano 2007
[4] Vio C., Marzocchi G.M., Offredi F. (1999). Il bambino con deficit di attenzione/iperattività, Erickson, Trento.
[5] www.aidaiassociazione.com
[6] Ianes D. e Cramerotti S. (2012). ADHD a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti. Erickson, Trento.